Discover the charm of Livorno: Piazza Cavour
Sembra quasi superfluo parlare di Piazza Cavour. Tutti i livornesi la conoscono, sanno dov’è, può essere un punto di riferimento se qualche straniero ti chiede un’informazione su una determinata via del centro.
Piazza Cavour “è il centro”. Se ci si dà un appuntamento si dice: “vediamoci in Piazza Cavour!”, e così, senza equivoci, sai che la persona che devi incontrare la trovi sicuramente. Non c’è dubbio che le vecchie generazioni, i nonni soprattutto, ricordano bene com’era la piazza ottant’anni fa: diversa, molto diversa.
E forse i giovani di oggi non ne conoscono la storia, la nascita, e che prima del 1862 si chiamava “Piazza del Casone” e che… ma andiamo per ordine.
Proprio così, prima del 1862 si chiamava Piazza del Casone, perché fu aperta subito dopo la demolizione della caserma vicina che proprio Casone faceva di nome. E si è chiamata anche Piazza San Leopoldo. A quei tempi – ve la descrivo come se “leggessi” una foto dell’epoca – c’era il “Palazzo Rosso”, per via di quei mattoni che rivestivano la facciata, costruito dall’architetto Innocenzo Gragnani; un palazzo di tre piani con colonne di tre stili diversi, dorico, ionico e corinzio, con torre ottagonale. Davanti al Palazzo Rosso si trova un palazzo edificato da Giovanni Battista Picchianti, dentro al quale vi era un fiorente laboratorio per la lavorazione del corallo, di un certo Carlo Santoponte. Allora questa attività era molto fiorente a Livorno. La piazza era il capolinea del tram elettrico che portava in varie direzioni, c’era la Tesoreria Comunale, un ufficio postale e il Caffè Il Folletto. Vi era poi il Caffè Bardi, ritrovo per artisti e letterati; e ogni volta che sento parlare di certi veri “caffè letterari”, mi chiedo se non sia più davvero possibile ricreare tali ambienti dove l’arte e la cultura potrebbero avere spinte e stimoli nuovi per una città che non ha perso, a mio parere, la voglia di creare. Allora sfilavano le carrozze pubbliche, quelle signorili, i carretti con le mercanzie, il carretto per la raccolta della spazzatura e la gente passeggiava senza l’assordante rumore delle marmitte respirando aria pulita invece del monossido di carbonio.
L’idea della nascita di Piazza Cavour venne fuori da un’esigenza ben precisa: dopo la costruzione della Piazza del Voltone infatti, che copriva un tratto del Fosso Reale, era necessario un rinnovamento urbanistico, e si pensò ad unire la Città Medicea alla Città Leopoldina, perciò per primo fu abbattuto il ponte del Casone che conduceva nella piazza omonima, e dall’area della Porta al Casone – costruita nel 1628 e demolita intorno al 1830 – fu costruito un ponte in modo che la piazza di fronte si raddoppiasse. Era il 1862.
E qui sento l’esigenza di farvi respirare l’atmosfera dell’epoca attraverso una descrizione della vita in piazza fatta da Gastone Razzaguta in Livorno nostra: “D’estate, dopo una giornata calda e di lavoro, si poteva sedere in una comoda poltrona di vimini al grande Caffè e centellinare piano una bibita refrigerante. Gli ombrelloni colorati a uno a uno venivano chiusi, un’aria fresca alitava sul viso come una lieve carezza e distendendoci comodamente ci s’abbandonava a quella voluttà innocente col cuore rasserenato. Intanto sul mare il cielo assumeva colori vivaci e cangianti e nella piazza centrata dal monumento a un pensoso Cavour incappottato pesantemente, l’andirivieni era festoso e continuo.”
Quando si entra nel XX secolo e ormai il tram trainato dai cavalli è stato sostituito da quello elettrico, anche l’illuminazione cambia: gli uomini addetti all’accensione dei lampioni a gas non servono più. I lampioni moderni elettrici vengono infatti accesi da una centrale. Di carrozze se ne vedono ancora molte in giro per la piazza e per la città, ma sono già entrate in funzione le auto-taxi, guardate con grande diffidenza dai vetturini che percespiscono un cambiamento negativo per il loro lavoro.
Nel 1885, un grande industriale di nome Corridi, chiese la realizzazione di una “ferrovia a cavalli”, la cui tratta doveva essere proprio dalla Piazza Cavour fino al suo stabilimento che si trovava in Collinaia. Questa “pretesa” naturalmente non venne accolta, ma venne invece creato un servizio pubblico, gli omnibus, da Piazza Cavour alla stazione. Un’esigenza ben precisa, visto che ormai con la ferrovia molte erano le persone che si recavano alla stazione e avevano bisogno di un mezzo che li trasportasse lì e poi tornare verso il centro. Naturalmente i vetturini privati, ancora una volta, non videro di buon’occhio questo servizio e ne furono danneggiati notevolmente. Il prezzo del biglietto per una corsa degli omnibus era di 15 centesimi.
Quando Camillo Benso conte di Cavour morì, ci fu una commissione che decise di dedicargli una statua. Si doveva trovare il denaro, ma non fu così difficile: alcune persone contribuirono personalmente, i rimanenti soldi furono trovati eseguendo tredici “tombole” pubbliche, in Piazza Mazzini, durante i giorni festivi. L’opera fu affidata a Vincenzo Cerri (1833-1903). La base della statua è opera dell’architetto Arturo Conti e vi si possono leggere scolpite queste parole: A Camillo Benso conte di Cavour i Livornesi nel 1871. Le aquile sono di Giovanni Puntoni (1837-1902). L’inaugurazione avvenne il 4 giugno del 1871.
La statua di Cavour, alta 4,36 metri (9,50 metri l’intero monumento), era circondata ai quattro lati da lampioni elettrici a quattro luci e “protetta” da una balaustra in ferro e costò 112.000 lire.
La zona in cui si trova Piazza Cavour era uno dei baluardi della città fortificata. Il baluardo (o Bastione) era un sistema difensivo molto efficace che serviva a proteggere le parti delle fortificazioni più esposte agli attacchi e agli assedi.
Furono venduti i terreni sui quali vi erano le fortificazioni, nel 1827, nella zona compresa fra la chiesa di San Benedetto e Borgo Cappuccini, e fu Luigi de Cambray Digny a progettare il collegamento tra la città e i sobborghi fuori dal Fosso Reale. Nel 1828 Cambray Digny presentò i disegni del progetto che prevedevano una nuova porta vicino al Bastione del Casone e una piazza esterna al nuovo varco, con una serie di strade simmetriche.
Il progetto fu realizzato subito, e alla fine dei lavori, fu innalzata anche una chiesa, quella dei Santi Pietro e Paolo.
Il Palazzo Uzielli, il Palazzo Santoponte e il Palazzo Gragnani fanno bella mostra di sé in questa importante piazza. Il Palazzo Uzielli fu progettato da Riccardo Calocchieri, il secondo da Giovan Battista Picchianti.
Alcuni anni fa il monumento a Cavour fu danneggiato in maniera deplorevole: deturpato e mutilato, le teste delle aquile decapitate. Ma risanato in tutte le sue parti e restaurato, ripulito dalle ignobili scritte dai “pennarellisti” che non hanno alcun rispetto per l’arte e la cultura, è stato riconsegnato ai cittadini in tutta la sua bellezza. Già nel 2000 ci vollero 81 milioni di lire per restaurare il monumento: un restauro vanificato poi da altri vandali che pare non vogliono capire che quei soldi vengono fuori anche dalle loro tasche o da quelle dei loro genitori.
Una nota curiosa riguarda infine proprio l’autore della statua di Cavour: lo scultore, Vincenzo Cerri, che aveva rappresentato Cavour secondo l’iconografia dell’epoca, cioè in abito borghese, in piedi, pensoso, con una mano in tasca e l’altra che regge una carta semiarrotolata, pare che, a detta della moglie, ogni volta che si trovava a passare dalla piazza evitasse di guardare la statua. Il motivo è che il Cerri non era molto soddisfatto del suo lavoro. Sue altre opere come il monumento al Vescovo Gavi e quello a Gustavo Corridi.