Livorno in musica ieri e oggi: intervista al batterista Matteo Paganelli
- Pubblicato: Sabato, 21 Novembre 2020 10:49
- Scritto da Massimo Volpi
D: Matteo Paganelli, batterista... immagino che hai iniziato a suonare giovanissimo per la grande gioia dei tuoi vicini di pianerottolo...
R: Ciao Massimo, in realtà non ho iniziato così presto a suonare la batteria. Era già il periodo dell’università ed è stato un regalo della mia ragazza Silvia e dei miei amici. Molto probabilmente si erano stancati del fatto che suonassi i ritmi delle canzoni sulla loro schiena.
D: Attualmente fai parte di ben due gruppi: i Chromosomes e i New Real Disaster... raccontaci.
R: Coi New Real Disaster e coi Chromosomes sono anni che ci conosciamo e posso dire di essere entrato in questi gruppi da fan. Suono nei New Real Disaster dal 2012, ma li conoscevo personalmente da prima, andando spesso a Lucca e non solo a vederli suonare. Siamo grandi amici e può sembrare una banale retorica, nel punk rock è fondamentale esserlo. Coi NRD ho registrato un Ep nel 2015 e ora stiamo aspettando l’uscita del nostro nuovo album (il mio primo full length coi NRD) in vinile: chiusura di un cerchio per un grandissimo appassionato di 45 e 33 giri come me. Coi NRD siamo riusciti a suonare in contesti molto appaganti come il Tributo italiano a Joe Strummer a Bologna oppure al Revolution Rock di Magenta, ma credimi che ogni singola data mi ha insegnato moltissimo e continuerà a farlo. Coi Chromosomes invece ci suono dal 2014 e, se all’inizio mi faceva un po’ strano suonare in una band che ascoltavo da anni (chi è di Livorno o provincia e ascolta punk rock dai Chromosomes ci deve passare per forza di cose), piano piano le cose si sono normalizzate anche grazie alla bella amicizia (già preesistente a dire la verità) che si è instaurata con Massi e Luca (e Mimmo). Coi Chromox ho avuto la fortuna di superare per la prima volta i confini italiani e fare un po' di date all’estero con amici veri come i Teenage Gluesniffers e i Livermores, e di salire sul palco del Punk Rock Raduno di Bergamo, vero punto di arrivo per un punk rocker. Permettimi di dire che tutto questo non sarebbe mai accaduto se non avessi suonato nel mio primissimo gruppo, i Naked Bellies, che mi ha introdotto nel mondo della musica live e col quale mi sono, ci siamo, tolto grandi soddisfazioni come suonare alla Skaletta di La Spezia.
I Chromosomes
D: Il punk ha avuto un suo spazio ben definito sul finire degli anni '70, un suo modo di esprimersi e dialogare... pensi che sia attuale ancora oggi quel messaggio o ha avuto una sua naturale evoluzione?
R: Io sono un grandissimo appassionato di punk rock e di tutto ciò che gira intorno ad esso, mi piace guardare documentari e leggere libri, quasi con un approccio da studente e, avendo appunto letto molto sugli esordi del punk sia in UK sia in USA, posso dire che il messaggio è cambiato nella misura in cui è cambiato il contesto socio-politico in cui esso si installa. I Clash in Inghilterra e i Ramones in USA (ma potrei dire Sex Pistols, Damned, Talking Heads, Dead Boys ecc. ecc.) sono nati grazie a circostanze che difficilmente possono ripetersi ai giorni nostri, quantomeno non con lo stesso impatto e con la stessa forza. Anche il punk rock entra in quel calderone di generi musicali per i quali è fondamentale contestualizzare e, contestualizzando, possiamo dire che il modo di esprimersi e di dialogare nel punk dagli anni degli esordi a oggi ha subito un inevitabile e bel processo di evoluzione.
D: Tanto per rimanere in tema sei anche il curatore di una rivista web che si chiama Punkadeka Web Magazine...
R: Esatto, dal 2013 ho la fortuna di scrivere sulla più importante e longeva webzine a tema punk (senza dimenticare la compianta Troublezine). Entrai in contatto con Punkadeka durante un Rock in Idrho del 2006 e da lì ho cominciato a “frequentare” lo storico forum e a documentarmi su uscite, video, concerti ecc. Mi piace molto scrivere per un sito che tratta il mio mondo, sia perché riesco a rimanere sempre aggiornato su tutto ciò che gira intorno al punk rock, sia perché mi fa piacere che molte persone, grazie ai nostri articoli, ai nostri live report e alle nostre recensioni, riescano ad avvicinarsi e consolidare il loro rapporto col punk, un po’ come facevo io nei primi anni del 2000. Corsi e ricorsi storici.
D: Invece i tuoi mostri sacri, i batteristi che magari imitavi davanti allo specchio?
R: Uno dei miei grandi limiti è quello di essere talmente un amante del punk rock che ascolto solo ed esclusivamente questo genere (e derivati: ska, ska core, ska punk e hardcore), quindi ti nomino tre mostri sacri della mia formazione come batterista: Trè Cool dei Green Day, Topper Headon dei Clash e Tommy Ramone. Tre batteristi differenti tra di loro ma, a loro modo, determinanti per generazioni e generazioni di musicisti o semplici ascoltatori.
D: Progetti futuri con le due band, magari altri cd in uscita o quando tutta questa follia del virus sarà terminata qualche concerto magari in città?
R: Coi New Real Disaster, come detto in precedenza, stiamo aspettando l’uscita del nostro nuovo album, prevista presumibilmente per febbraio del 2021 e della quale si occuperà Striped Music di Pulce e di Andrea Caredda, leader di un’altra band molto importante per me, ovvero quei Manges coi quali ho avuto il piacere immenso di poter condividere serate sia sotto che sopra al palco come band di apertura: ti lascio intuire la soddisfazione e il piacere che provo per questa cosa. Registrato tra Roma e Lucca a cavallo tra giugno e ottobre, siamo molto soddisfatti e non vediamo l’ora di suonare i nuovi pezzi su un palco. Coi Chromosomes abbiamo in ballo la scrittura di nuovi pezzi, anzi in realtà li abbiamo un po' di nuovi pezzi che ci piacerebbe stampare in un 45 giri, appena questa maledetta pandemia ce lo consentirà. In linea generale, come penso tutti i ragazzi che suonano in una qualsiasi band, la voglia primaria è quella di tornare al fondo a fare le prove, sarà una bellissima liberazione quel giorno.
D: Livorno e la musica... città musicale per eccellenza con centinaia e centinaia di gruppi che hanno preso vita dagli anni 50 ad oggi... eppure... manca ancora qualcosa per emergere... colpa del nostro carattere oppure?
R: Io vengo dalla provincia, ma posso considerarmi un livornese di città acquisito e l’idea che mi sono fatto in tutti questi anni di frequentazioni labroniche è che Livorno, nel punk rock ma penso che il discorso possa essere ampliato a più generi musicali, ha un grandissimo potenziale. Se penso a Biffers, One Night Stand, 7Years e Urban Vietcong, cito band punk diverse tra di loro, ma tutte non valide, di più. Dipende cosa intendiamo per emergere: se il verbo emergere lo intendiamo come arrivare (al successo? Alla ribalta di tv e giornali?) allora tanto vale il non emergere e stare in quell’underground che a noi piace moltissimo. Poi è chiaro che fa piacere se un ragazzo di Napoli piuttosto che di Milano compra il tuo disco e si fa i chilometri per venirti a veder suonare, ma questo esula dall’emergere, questo significa che vivi bene la tua passione e che il tuo “lavoro” è ben fatto.
D: Una domanda che faccio a tutti i batteristi: Charlie Watts dei Rolling Stones ha detto che il suo culo di riferimento è quello di Mick Jagger perché da oltre 50 anni se lo vede dimenare davanti alla batteria sul palco... qual è il tuo culo di riferimento?
R: Purtroppo non ho avuto il piacere di vederli suonare, quindi non ho mai visto né il culo né tutto il resto di loro, ma Joe Strummer e Joey Ramone sono sicuramente i miei punti di riferimento se si parla di punk rock. Le loro canzoni mi hanno svegliato, mi hanno aiutato in momenti poco belli e tuttora continuano a farlo. E poi ci sono Billie Joe, Mike Ness, Mike McColgan, Greg Attonito, Milo Aukerman, Tim Armstrong... Troppi culi tra cui scegliere, quindi vado sul sicuro e dico i cantanti di Clash e Ramones.
D: Tutti noi ci mordiamo le dita per non essere saliti su quel treno che ci stava perfino aspettando... dove andava il tuo, musicalmente parlando?
R: Essendo l’unico treno che mi è passato davanti, quasi per caso, posso dirti senza vergogna o paura di risultare retorico che, grazie all’aiuto e alla pazienza di fidanzata, amici e famiglia, sono riuscito a salire su quello che è il solo convoglio che avrei sperato mi passasse davanti: quello del punk, con tutto ciò che gira intorno ad esso, sia in termini musicali che in termini di amicizia. Su quei vagoni ho conosciuto moltissime persone che ora definisco amici, alcune purtroppo non ci sono più, ma non passa giorno in cui non sia grato di essermi fatto trovare alla stazione nel momento giusto.
D: Chi è oggi Matteo Paganelli?
R: Matteo Paganelli oggi è una persona che ha una gran voglia di tornare a suonare con quelli che, grazie alla musica, sono diventati i suoi migliori amici.
I New Real Disaster