D: Maurizio Paoli, chitarrista... penso fin dalla tenera età... come nasce il tuo amore per questo strumento?
R: Nasce dall'adolescenza, un amore nato per caso.
D: Nel 1965 nascono i Falchi... quattro amici di Shangay.
R: In quegli anni i complessini nascevano un po' ovunque in città e anche noi di Shangay facemmo la nostra parte.
D: È vero che tutto nacque a seguito di un tuo incidente con frattura di una gamba?
R: La frattura alla gamba mi costrinse al riposo per un paio di mesi. Mario Finocchiaro, amico e vicino di casa, veniva spesso a farmi visita e naturalmente portava la sua chitarra... da lì nacque l'idea.
D: Il vostro repertorio spaziava dai Beatles ai Rolling Stones... suonavate al Piper, alla Caravella, bei tempi... che ricordi hai?
R: Eh, sì... bei tempi... se ci ripenso mi viene la nostalgia. Pensa che l'arrangiamento di una canzone dei Black Stars ci dette l'opportunità di fare un provino presso la casa discografica Equipe di Torino.
D: È vero che faceste nel 1968 da apripista ai Corvi?
R: È proprio vero. Era l'estate del 1968 e i Corvi si esibirono alla Caravella di Forte dei Marmi e noi aprimmo la serata. Che soddisfazione!
D: Alla fine del 1969 il complesso si sciolse... che successe?
R: Ironia della sorte... fu tutta colpa del provino di Torino. Quella opportunità decretò la fine del gruppo poiché alcuni genitori non dettero il permesso di questo viaggio-speranza.
D: Da allora hai appeso la chitarra al chiodo o hai continuato a suonare?
R: Non ho appeso la chitarra al chiodo ma non ho più fatto parte di un gruppo.
D: Quali erano i chitarristi a cui ti ispiravi?
R: Ho sempre avuto un debole per Eric Clapton.
D: Tutti noi abbiamo un rimpianto, una occasione perduta... musicalmente parlando qual è il tuo più grosso rimpianto?
R: Facile individuarlo: si torna sempre a Torino... chissà... magari non avremmo fatto una bella figura, ma... chi può dirlo!
D: Chi è oggi Maurizio Paoli?
R: Un pensionato che ha cambiato un po' i suoi gusti musicali... mi piace tutta la musica, ma ogni volta che ascolto l'intermezzo della Cavalleria Rusticana o Nessun dorma di Pavarotti accompagnato dalla pattuglia acrobatica dell'aeronautica mi metto a piangere. Sono anche un nonno felice, ho ancora una chitarra acustica e ogni tanto la suono, ma il mio cruccio nonostante i vari tentativi, è che nessuna delle mie quattro nipoti ha amore per la musica.