Violenza. Un’escalation. È doveroso scrivere qualcosa su questo fatto che è costata la vita a due svedesi in pieno centro a Bruxelles, uccisi da Lassoued Abdeslam, un uomo di 45 anni, tunisino, richiedente asilo. Al grido di “Allahu Akbar”, ha ucciso due persone, vantandosi di aver sparato per “vendicare i musulmani” e rivendicando l’appartenenza all’Isis. Tra l’altro, questo killer radicalizzato, era già noto ai servizi di intelligence, e tutti si chiedono perché già allora non sia stato espulso dal Belgio. Solo quando i buoi scappano si chiude la stalla, mi verrebbe retoricamente da dire, ma in fondo tutti i proverbi hanno sempre in mano la verità, la realtà nuda e cruda. Stiamo vivendo un periodo molto difficile, tra crisi economiche e guerre, senza contare il malcontento generale di chi non riesce più neanche ad arrivare alla fine del mese e letteralmente “sopravvive” invece di vivere dignitosamente. Sarebbe ora di fare qualcosa, soprattutto non dare più spazio a questa violenza nel nome di un dio che, se vuole vedere morti gli “infedeli”, non ha ragione di esistere. È un falso dio, di cui certi esseri umani si fanno scudo, uomini che uccidono senza ragione (anche se loro una ragione se la creano), che impongono leggi assurde soprattutto alle donne, che non conoscono la parola “libertà”, costrette come sappiamo a non mostrare neanche una caviglia, le loro capigliature, la loro bellezza. Perché? Mi chiedo – e molti altri come me – se possiamo continuare così, lungo una strada che porta verso un imbarbarimento, una spirale di violenza senza fine e certa. Dobbiamo fermare questi assassini che non hanno capito che non è questa la religione da professare. I credenti dovrebbero amare la pace, sognare un mondo migliore, sperare nel loro Paradiso, e non imporre il proprio pensiero agli altri, facendo credere che la loro religione sia unica, sia quella giusta. Libertà di pensiero, che io sia credente, agnostico o ateo. Rispetto, vogliamo rispetto per le nostre idee. Per cui, chi delinque deve tornare nel Paese di origine, non rimanere in quello che ti ospita. È un concetto semplice, ma forse troppo semplice per non essere intaccato dalla burocrazia, uno dei peggiori mali del mondo. Noi vogliamo la pace, vogliamo accogliere tutti quegli stranieri che fuggono dalle atrocità della loro terra e vengono qui per lavorare, farsi una nuova vita, nel rispetto delle leggi e della cultura diversa. I Governi hanno paura di agire, di trovare soluzioni, non pensano ai cittadini. Parlano, parlano e non riescono mai a concretizzare. Insomma, vogliamo uscire la sera senza aver paura, lasciare le nostre figlie che vadano a divertirsi e tornino anche alle due del mattino senza che i genitori tremino per la loro incolumità, vogliamo che i delinquenti paghino per i loro crimini, che restino ben chiusi nelle prigioni. Vogliamo vivere senza assassini.