Concluse le attività di riscontro del particolare evento che ha riguardato, mesi fa, l’affondamento di un motopeschereccio della flotta campese, i Finanzieri di mare elbani hanno potuto accertare che un componente dell’equipaggio era impiegato a bordo, totalmente a “nero”.
Le Fiamme Gialle della Sezione Operativa Navale di Portoferraio, appositamente coinvolti dalla Capitaneria di Porto di Portoferraio, nell’ambito degli accertamenti relativi al sinistro marittimo, hanno proceduto, in prima istanza, all’acquisizione degli atti, la cui disamina, perfezionata con l’interrogazione delle banche dati in uso al Corpo, ha potuto stabilire che un soggetto componente l’equipaggio del motopeschereccio, era a bordo senza la prevista iscrizione alla “gente di mare”, senza visita preventiva e privo di un regolare contratto di arruolamento.
La normativa di riferimento prevede la c.d. maxi-sanzione commisurata ai giorni di effettivo impiego e al numero di lavoratori irregolari rilevati. L’illecito amministrativo è stato condiviso con il competente Ufficio Territoriale del Lavoro.
Il lavoro sommerso, oltre a penalizzare lo stesso impiegato, che di fatto si trova privo di qualsivoglia tutela previdenziale e assistenziale, pregiudica gli equilibri economici e finanziari del mercato, essendo orientato alla riduzione illegale dei c.d. “costi di struttura” (fiscali, organizzativi e del lavoro) per massimizzare e ottenere vantaggi competitivi impropri. In tale contesto opera e si impegna il Corpo della Guardia di Finanza a tutela degli imprenditori e dei lavoratori onesti.