Articolo di Marco Biagi educatore professionale 4human.it
Non c’è peggior sordo di chi non vuole ascoltare. Questo proverbio, apparentemente semplice, racchiude in sé una grande verità: spesso, quando pensiamo di ascoltare, in realtà stiamo solo sentendo. Ma cosa significa realmente ascoltare? E perché è così raro, pur essendo un’abilità alla portata di tutti?
La differenza tra sentire e ascoltare è sottile, ma essenziale. Sentire è un atto meccanico, un processo biologico che coinvolge l’apparato uditivo: le onde sonore colpiscono le orecchie, i timpani vibrano e il cervello elabora quei segnali in suoni riconoscibili. È qualcosa che facciamo in automatico, senza alcuno sforzo cosciente. Possiamo sentire il traffico mentre lavoriamo, o la radio accesa in sottofondo, ma non stiamo davvero prestando attenzione. Ascoltare, al contrario, è un atto intenzionale. Richiede presenza, attenzione, empatia. Ascoltare significa andare oltre il suono, oltre le parole, per cogliere il significato profondo, le emozioni e le intenzioni di chi ci parla.
L’illusione dell’ascolto
Immaginiamo una scena familiare: un genitore e un figlio a tavola. Il figlio racconta della sua giornata, parla dei suoi successi, delle sue preoccupazioni, ma il genitore, anche se gli vuole bene, spesso non ascolta davvero. Sta sentendo le parole, certo, ma il suo pensiero è altrove, magari su questioni lavorative o su quello che deve fare dopo cena. Questa mancanza di vero ascolto crea una distanza invisibile tra le persone, una barriera che può portare a incomprensioni e frustrazioni, anche nelle relazioni più intime.
Lo stesso accade tra coniugi. Anche dopo anni di convivenza, molte coppie si rendono conto che, sebbene vivano insieme e condividano la quotidianità, raramente si ascoltano davvero. Quando uno dei due esprime un bisogno o una preoccupazione, l’altro spesso sente solo le parole e risponde in modo automatico, senza capire veramente ciò che l’altro sta cercando di comunicare. Questo perché ascoltare veramente richiede un impegno emotivo e mentale che va oltre la semplice percezione del suono.
L’ascolto nei tempi moderni: dai sondaggi ai social media
Un tempo, politici e aziende erano costretti a fare sondaggi complessi per capire le preferenze e i gusti delle persone. Ricorrevano a tecniche avanzate come le risonanze magnetiche per monitorare le reazioni cerebrali e individuare ciò che attirava davvero l'attenzione dei consumatori. Ma oggi, con l’avvento dei social media e delle piattaforme digitali, siamo tutti diventati “libri aperti”. Esprimiamo gusti, opinioni, desideri spontaneamente, pubblicamente. Ogni like, commento o condivisione è un segnale chiaro di ciò che ci interessa, di ciò che ci attrae.
Tuttavia, ciò che appare come un ascolto più diretto e immediato nasconde un insidioso paradosso: chi raccoglie i nostri dati, come le grandi aziende e le piattaforme social, lo fa per davvero ascoltarci, per rispondere ai nostri reali bisogni, o semplicemente per venderci qualcosa? In fondo, questo “ascolto digitale” sembra più un’operazione di opportunismo, volta a ottenere consensi e spingerci a comprare prodotti o abbracciare determinate ideologie, piuttosto che a risolvere i nostri problemi o soddisfare i nostri desideri profondi.
Il vero ascolto: un atto di empatia e presenza
Ascoltare veramente non significa solo percepire le parole di qualcuno, ma cercare di comprendere il messaggio dietro quelle parole. Un ascoltatore autentico è come un archeologo: deve scavare sotto la superficie per scoprire cosa si cela dietro le frasi. Cosa sta provando l’altra persona? Cosa non sta dicendo apertamente ma lascia trasparire tra le righe?
Per spiegare meglio la differenza tra ascoltare e sentire, utilizziamo una metafora musicale. Immaginiamo di assistere a un concerto. Molti spettatori, pur sentendo la musica, non la stanno davvero ascoltando: sono distratti, magari controllano il telefono o chiacchierano con chi è accanto a loro. Al contrario, chi ascolta la musica è completamente immerso nell'esperienza: sente ogni nota, ogni sfumatura, coglie l’emozione che il compositore voleva trasmettere. Così, anche nelle nostre conversazioni quotidiane, possiamo scegliere se limitarsi a sentire le parole o entrare in sintonia con chi ci parla, cogliendone le emozioni e i bisogni nascosti.
Ascoltare implica responsabilità
Il vero ascolto, dunque, è molto di più di una semplice azione passiva. Implica una grande responsabilità. Quando ascoltiamo qualcuno, dobbiamo mettere da parte i nostri pregiudizi, le nostre idee preconfezionate e concentrarci esclusivamente su ciò che l’altro sta cercando di dirci. Significa essere pronti a cambiare prospettiva, ad accettare che l'altro potrebbe avere qualcosa di nuovo da insegnarci.
In un mondo sempre più frenetico e distratto, ascoltare veramente è un atto di rara generosità. E proprio per questo è così difficile da praticare. Spesso, mentre l'altro parla, siamo già impegnati a formulare mentalmente la nostra risposta, senza nemmeno concederci il tempo di elaborare pienamente ciò che ci è stato detto. È qui che si annida la radice di molte incomprensioni: pensiamo di aver ascoltato, ma in realtà ci siamo solo preparati a rispondere.
Tutti possiamo migliorare: un invito all’ascolto consapevole
La buona notizia è che tutti possiamo migliorare la nostra capacità di ascolto. Non è una dote innata, riservata a pochi, ma un’abilità che possiamo sviluppare con pratica e impegno. Il primo passo è essere consapevoli dei nostri limiti e delle nostre abitudini. Quante volte ci rendiamo conto che, durante una conversazione, la nostra mente vaga altrove? Quante volte pensiamo di ascoltare, ma in realtà stiamo solo aspettando il nostro turno per parlare?
Il cambiamento parte da qui: dall’imparare a essere presenti, nel momento e con la persona che abbiamo di fronte. A volte, basta un semplice gesto per dimostrare che stiamo davvero ascoltando: mantenere il contatto visivo, annuire, fare domande che dimostrano interesse sincero. Piccoli segnali che possono fare una grande differenza nelle nostre relazioni.
Ascoltare è un dono, sia per chi parla sia per chi ascolta. Non solo migliora le nostre connessioni con gli altri, ma arricchisce anche la nostra comprensione del mondo. Ascoltare veramente è un atto d’amore e di rispetto. E il bello è che tutti possiamo imparare a farlo, basta solo volerlo.