Una conoscenza iniziata sui social circa tre anni fa si trasforma in un vero incubo per una giovane livornese.
Come spesso accade, tutto parte dal contatto con il titolare di un profilo sconosciuto, che si presenta come un coetaneo residente in un’altra regione e mostra una grande attenzione per i contenuti pubblicati dalla ragazza, con la quale inizia un fitto scambio di messaggi, condividendone alcuni interessi.
Il profilo social della ragazza è, inizialmente, impostato come “pubblico”: chiunque, quindi, può vederne i contenuti.
Quella che nasce come una comune conversazione tra due utenti della piattaforma conosciutisi per caso, diventa una vera e propria amicizia “virtuale” a distanza, che si protrae negli anni, quando improvvisamente, dopo un alterco scaturito da futili motivi, la situazione degenera.
L’ignoto utente manda alla ragazza dei messaggi piuttosto espliciti, inviandole dei video con scene inquietanti estrapolate da noti thriller cinematografici, mostrando un evidente intento minatorio.
La giovane, a quel punto, preoccupata, decide di interrompere ogni rapporto e blocca l’account con cui era stata in costante contatto.
Per mesi lo sconosciuto “amico” cerca di ricontattarla attraverso la messaggistica della piattaforma, utilizzando account diversi (uno dei quali poi bloccato dallo stesso social per violazione delle policy) e chiedendole con insistenza, anche durante le vacanze estive, di parlarle, con la promessa di chiarire ogni cosa e di non infastidirla ulteriormente.
La ragazza accetta. Lo sconosciuto adotta inizialmente una serie di espedienti dilatori per rinviare l’incontro, ma, messo alle strette dalla giovane, inizia a farle domande personali, mostrando di conoscere molti dettagli sulla sua vita, inclusa la città di residenza.
Ottenuto un netto rifiuto, da parte della ragazza, a fornirgli informazioni personali, l’ignoto utente inizia ad insultarla pesantemente, dicendole di essere felice di non esserle più amico.
Tenuto conto di quanto accaduto, la ragazza decide di bloccare anche il nuovo profilo dello sconosciuto, per evitare ulteriori contatti.
Le cose sembrano calmarsi, la vita riprende i ritmi di sempre e tutto appare tranquillo. Tuttavia, a distanza di ormai quattro mesi dagli ultimi messaggi offensivi, la giovane assiste ad un litigio a bordo di un autobus: i controllori cercano di identificare un ragazzo privo di biglietto, che risponde di provenire dalla stessa regione in cui aveva affermato di abitare l’ignoto utente del social con cui aveva intrattenuto rapporti a distanza per molto tempo.
Scesa dal mezzo, la giovane percepisce che qualcuno la sta seguendo, si gira, riconosce lo stesso ragazzo che era sull’autobus poco prima. Lui la raggiunge, le afferra una spalla in modo repentino, quasi abbracciandola, la chiama per nome.
La ragazza capisce tutto, cerca di contattare al telefono un amico per farsi aiutare. Lo sconosciuto finalmente si dilegua, ma promette che tornerà a cercarla.
Nel frattempo, la giovane ha impostato il suo profilo come “privato” e quindi eventuali utenti interessati a “seguirlo” devono necessariamente formulare una richiesta in tal senso, che lei sarà libera di accettare o meno.
Poco tempo dopo, ricominciano i tentativi di contatto sul noto social da parte di un nuovo profilo sconosciuto, il cui utilizzatore pubblica delle storie con chiari riferimenti all’incontro svoltosi a Livorno ed invita la ragazza a scrivergli tramite la messaggistica diretta.
La giovane, consapevole della gravità di quanto accaduto, temendo che la situazione possa peggiorare, decide di denunciare l’accaduto alla Polizia Postale di Livorno, dove racconta i fatti e fornisce elementi utili ad avviare le indagini.
Gli accurati accertamenti svolti tramite acquisizione dei dati di traffico telematico relativi a diversi profili social ed il confronto con gli altri elementi raccolti nel corso dell’attività investigativa, hanno permesso alla Polizia postale di Livorno di identificare il responsabile delle condotte persecutorie, denunciandolo all’Autorità Giudiziaria, che ha emesso a suo carico un decreto di perquisizione personale ed ha disposto l’applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa, rafforzata dall’applicazione del braccialetto elettronico.
Gli elementi raccolti nel corso della perquisizione hanno confermato la pericolosità dell’indagato, trovato in possesso anche di strumenti atti ad offendere.
Grazie alla collaborazione del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale per l’Emilia-Romagna e della Questura di Livorno, è stato possibile individuare lo stalker, sequestrando i dispositivi informatici che aveva in uso ed applicandogli il braccialetto elettronico, che consentirà di rilevare l’eventuale violazione del divieto di avvicinarsi alla ragazza.
Le attività investigative svolte, in attesa di pronuncia definitiva da parte dell’A.G. procedente, non equivalgono ad affermazione di responsabilità penale dell’indagato.
La Polizia postale consiglia…
I social sono un utile strumento per la condivisione dei propri interessi, lo scambio di opinioni, i contatti con amici e familiari e la coltivazione di hobby e passioni di vario genere.
In molti casi, però, rappresentano un terreno scivoloso, frequentato da persone pericolose e prive di scrupoli, che possono compromettere la nostra serenità e la nostra sicurezza.
Per cercare di proteggere la nostra privacy, evitando contatti indesiderati, la Polizia postale consiglia di:
impostare sempre i propri profili social in modalità “Privato”
utilizzare l’autenticazione “a due fattori”;
impiegare password complesse e diverse per ciascun account, avendo cura di modificarle periodicamente;
non accettare mai richieste di amicizia da profili della cui identità non si sia realmente certi;
non condividere informazioni di carattere strettamente personale, che possono agevolare la nostra identificazione e fornire elementi sulle nostre abitudini ad eventuali malintenzionati (data di nascita, residenza, numero di telefono, scuola, palestra etc.);
non condividere mai immagini o video sessualmente espliciti;
diversificare anche, in base alla categoria degli amici, il livello di accesso ai contenuti presenti sul profilo;
anche nel caso in cui un determinato post/messaggio provenga da un profilo noto, ma abbia contenuto atipico, diffidare dell’attendibilità, perché potrebbe trattarsi di un profilo che è stato hackerato e viene utilizzato proprio per trarci in errore;
infine, rivolgersi subito alle Forze dell’Ordine in tutti i casi in cui si abbia motivo di temere per la propria incolumità. La Polizia di Stato mette a disposizione il portale del “Commissariato di P.S. online”, raggiungibile al sito https://www.commissariatodips.it/ , sul quale sono presenti consigli utili per un uso consapevole e responsabile della rete ed attraverso il quale è possibile effettuare segnalazioni ed inviare richieste di aiuto o di supporto informativo, ventiquattr’ore su ventiquattro.