Grosseto - Presso il Palazzo del Governo, nel Salone degli Specchi, alla presenza del Prefetto Paola Berardino si svolge la cerimonia commemorativa del “Giorno della Memoria” con la consegna delle “Medaglie d’Onore” concesse dal Capo dello Stato, ai familiari dei cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra, deceduti dentro e fuori dai campi.
È il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, nel 1945, da parte dell’Armata Rossa, la data indicata dall’ONU agli Stati Membri con la risoluzione 60/7 del 2005. E’ il Giorno della Memoria, in ricordo dell’Olocausto che vede l’uccisione di sei milioni di Ebrei. Un dramma troppo a lungo taciuto. E sono centinaia di migliaia le persone vittime del regime nazista perché ritenute, per qualche motivo, diverse, come i disabili, gli zingari, gli omosessuali, i “nemici politici”, i malati di mente. Il termine Shoah si riferisce allo sterminio del popolo ebraico mentre la parola Olocausto indica tutte le vittime del nazismo. Negli anni vengono via via usati come sinonimi ad indicare uno sterminio, comunque una catastrofe umana che poteva essere evitata.
Ma chi sono questi ebrei? Da dove vengono, cosa vogliono, cosa rivendicano? Un popolo antico, operoso, abile, determinato che difficilmente si è attirato le simpatie dei vicini. Un popolo senza terra, sempre in cammino verso la Terra Promessa guidato dalla fede in un unico Dio. Gli Ebrei intorno al 1700 a.C. a causa di una grave e prolungata carestia lasciano la terra di Canaan (tra la costa orientale del Mediterraneo ed il Giordano) dove si erano stabiliti, per raggiungere l’Egitto dove risiedono a lungo rispettati dalle popolazioni locali. Nel tempo la loro condizione cambia e, ridotti in schiavitù, escono dall’Egitto sotto la guida di Mosè. E’ l’Esodo, ‘l’uscita’ dalla schiavitù, verso la libertà. Trascorrono molti anni nel deserto tra difficoltà di ogni genere. Qui con la rinnovata alleanza del monte Sinai Israele diventa il popolo di Dio con l’impegno ad osservarne con scrupolo la legge. Al VI sec. a.C. con i Babilonesi di Nabucodonosor sembra risalire la prima deportazione degli Ebrei. Ma gli Ebrei ritornano nella loro terra. Durante il governo di Roma in quei luoghi, sono una presenza culturale rilevante ma i loro movimenti di rivolta religiosa e, soprattutto motivi politici interni all’impero, determinano Roma a punire pesantemente gli Ebrei distruggendone anche il Tempio e disperdendo i sopravvissuti. Intorno al 135 d. C. Adriano annienta Israele costringendo il suo popolo alla seconda, drammatica diaspora. Tra il I ed il II sec. d. C. il popolo ebraico viene sradicato con la sua cultura, la sua religione, la sua terra, anche nel nome. Roma, infatti, dà a quella terra il nome di Palestina (terra dei Filistei), il popolo del mare, proveniente dall’Egeo ed ormai praticamente estinto. Tutto questo ha condizionato in modo pesante la storia del popolo ebraico nei secoli.
Per circa 2000 anni, gli Ebrei dispersi per il mondo, accomunati dalla fede e dalla ritualità di tempi ed usi vivono nell’attesa del ritorno alla Terra Promessa dove costituire il loro Stato.
La Palestina che per circa 19 secoli è solo una indicazione geografica soltanto dopo la Seconda guerra mondiale assume un carattere politico. La presenza degli Arabi in Palestina avviene, con la islamizzazione della regione, nel VII secolo. La Palestina oggetto delle crociate rimane sotto il dominio dell’Impero Ottomano fino ai primi del Novecento. Tra la prima e la Seconda guerra mondiale in Palestina, sotto il protettorato britannico si assiste ad un aumento degli scontri tra arabi ed ebrei anche a seguito dell’aumento di presenze di questi per sfuggire allo sterminio nazista. L’ONU nel 1947 con la risoluzione 181 dà il via alla divisione del territorio palestinese in due parti una per gli ebrei (Israele) ed una per gli arabi che non accettano. Lo stato di Israele di oggi ha origine nel 1948, con la proclamazione di David Ben Gurion, primo ministro del nuovo Stato. La nascita dello Stato di Israele da vita a tensioni e conflitti con la popolazione araba locale, che considera quella regione come parte integrante della propria terra e della propria identità.
Gente - Numero indeterminato di persone riunite in un luogo o comunque considerate collettivamente (Treccani).
Popolo - In generale, il complesso degli individui di uno stesso paese che, avendo origine, lingua tradizioni religiose e culturali, istituti, leggi e ordinamenti comuni sono una collettività etnica e nazionale (Treccani).
Ghetto - Quartiere in cui sono raggruppate minoranze socialmente o razzialmente escluse da una comunità (Treccani).
Per gli ebrei che, per millenni hanno perso tutto ciò che fa della gente un popolo, la memoria ed il rito trasformano il passato in un eterno presente. Il passato rivive nel pensiero, nel gesto, nella preghiera, nella musica, nel tempo scandito, nel cibo preparato, consumato e condiviso. È un legame culturale, fortemente identitario. È questo che permette ad un popolo senza terra la sopravvivenza. Le celebrazioni che consentono ad ogni generazione di Ebrei di rivivere gli accadimenti della loro storia, il non smarrirli nelle nebbie del tempo permettono a questo popolo di sopravvivere, di continuare ad esistere anche nella diaspora, relegato nei ghetti, ospite, in qualche modo di altri popoli. Un esempio per tutti: la celebrazione della Pasqua permette a ogni generazione di ebrei di rivivere e riappropriarsi della liberazione dalla schiavitù.
Per la politica internazionale il conflitto israelo-palestinese con i problemi territoriali, culturali, religiosi e politici che lo accompagnano resta uno degli argomenti più difficile e complesso.
Grosseto 28 gennaio 2024
Vanna Francesca Bertoncelli